GIANNINO
GIANNINI
ENSEMBLE


 

LA COMEDIA DIVINA
liberamente tratto da "LA DIVINA COMMEDIA" di Dante Alighieri

musica di
GIANNINO GIANNINI

Musiche di
Giannino Giannini

Prosa e Testi di
Anna Negherbon

Elementi scenografici:
Alberto Berti

Vocalist:

Cristiana Brunelli
(soprano)
Roberta Ringressi
(contralto)
Alvaro Verdi
(Tenore)
Francesco Santini
(baritono)
Michele Mignone
(basso)

Direttore Ensemble
Giannino Giannini

Indice delle canzoni


scheda informativa

 

Dante fu apprezzato istintivamente per la Comedìa (questo il titolo che Dante stesso dà al suo capolavoro: cfr. Inf. XVI, v. 128 e XXI, v. 2) dagli stessi contemporanei: colpirono la fede, la dottrina immensa del poeta, la sua elevatezza morale. Meno fu compresa la poesia, ma ciò non impedì al poeta di raggiungere subito una fama grandissima.

Il più importante estimatore e commentatore di Dante nel Medio Evo fu il Boccaccio che compilò un commento purtroppo interrotto al XVII canto dell’Inferno. Subito dopo, però, l’immagine di Dante si oscurò: gli umanisti non ne potevano apprezzare il suo mondo che sentivano barbarico, medievale e dottrinale.

E neppure ne potevano intendere la poesia che sembrava loro addirittura rozza: significative eccezioni furono i due umanisti maggiori: Coluccio Salutati e Leonardo Bruni, cui va aggiunto Cristoforo Landino che nello Studio Fiorentino spiegava Dante accanto ai classici. Il Cinquecento preferì a Dante il Petrarca, anche qui con una significativa eccezione: Michelangelo Buonarroti.

Successivamente soltanto Vico per primo individuò con chiarezza la poesia di Dante nella forza delle passioni e nello slancio irraggiungibile della fantasia, mettendo finalmente in ombra il pur considerevole peso dell’erudizione e della “filosofia”.

La vera e completa comprensione di Dante avvenne nell’Ottocento per un complesso di motivi: la coscienza morale, civile e patriottica di cui furono imbevuti Alfieri, Foscolo e - almeno per una parte della sua produzione - Leopardi;


il Risorgimento italiano, per cui Dante divenne una vera e propria bandiera; in generale la rivoluzione spirituale e letteraria operata dal Romanticismo.Nella seconda metà dell’ Ottocento gli studi danteschi presero un andamento diffuso e massiccio, a partire dal De Sanctis la cui interpretazione della Divina Commedia è ancora imprescindibile, sebbene non più accettabile nel suo complesso.



Nel Novecento gli studi danteschi sono proseguiti trovando un’altra tappa fondamentale nel saggio dal titolo “La poesia di Dante” di Benedetto Croce (192) e son oggi più estesi ed approfonditi che mai in tutto il mondo.Ma veniamo alla musica. Può sembrare strano, ma le musiche su testi di Dante sono scarse e non molto significative (con l’eccezione delle “Laudi alla Vergine” di Giuseppe Verdi):

 

a

la ragione è stata acutamente individuata da Mariangela Donà nella “natura stessa del verso dantesco, il cui andamento è lontano dalla scorrevole fluidità cara alla poetica del madrigale cinquecentesco”. L’ endecasillabo dantesco, in sostanza è refrattario ad essere posto in musica. Così in tutto il Cinquecento abbiamo solo due documenti di assoluto valore musicale: i vv. 22-27 del canto terzo dell’ Inferno, musicati da Luzzasco Luzzaschi e la canzone “Così nel mio parlar voglio esser aspro” intonata da Luca Marenzio nel IX libro dei Madrigali a 5voci.

s

Il canto del Conte Ugolino era stato musicato monodicamente da Vincenzo Galilei (il padre di Galileo), ma sfortunatamente è andato perduto.Dante sparisce per la musica per tutto il Seicento
e il Settecento e torna prepotentemente fuori nell’Ottocento, ma non sono i suoi versi ad ispirare i musicisti, bensì i suoi personaggi, con i capolavori di Morlacchi (Lamento del Conte Ugolino),

d


Liszt (Sinfonia “Dante” e Sonata dopo una lettura di Dante) e Ciaikovsky (poema sinfonico Francesca da Rimini, op. 32), e nel Novecento, con la Francesca da Rimini di Zandonai e il Gianni Schicchi di Puccini. Ed è proprio questo il punto: Petrarca è stato privilegiato dalla musica per i suoi versi e non ha ispirato né composizioni strumentali né opere liriche: per Dante è accaduto esattamente il contrario!

f

Ed è proprio in questa direzione che si è mosso Giannino Giannini nel concepire e portare a termine questo lavoro monumentale che di fatto mette in musica la Comedìa con un libero adattamento che ne rispetta ed esalta il “messaggio”, avendo come target privilegiato le giovani generazioni.

g

Per ovvi motivi solo alcuni canti fanno parte
dello spettacolo ed il susseguirsi delle azioni trova come punto di unione la voce (fuori campo) dello stesso Dante che interagisce con i suoi personaggi
i quali si raccontano con parole, canzoni e musiche concepite in uno stile vigoroso, moderno ed assolutamente originale.


Claudio Santori

h

 
     

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